Percorso sensoriale in Valbasca
Concludevamo l’uscita a Como notturna con la considerazione che “guardare” è molto più che vedere. Vero. Ma qui dovremmo aggiungere che si può “guardare” anche senza “vedere”.
E’ la considerazione a cui siamo giunti dopo la stimolante uscita in Valbasca con l’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, un gruppi numeroso, bello, disponibile a giocarsi in un percorso di conoscenza non facile (una cavalcata di qualche milione di anni da fare in quattro ore). Accompagnatrici per Agorà Franca per la parte storica e Francesca per quella botanica.
Il percorso ci ha trasportato con emozione tra una Valbasca uscita dalle glaciazioni di 600mila anni fa e l’affiorare di rocce di gonfolite che ci parlavano di un enorme fiume (il Paleoadda) che in tempi remoti defluiva tranquillamente nella nostra zona trasportando i detriti di sfaldamento delle vallate settentrionali, che poi si sarebbero chiamate Valtellina e Valchiavenna.
Il brivido della storia è anche questo: poter toccare qualcosa che ci parla di 10 milioni di anni fa!
Il percorso si è trasformato così in una avventurosa scoperta sensoriale in cui il tatto ci ha dato conoscenza dei levigatissimi ciottoli di fiume che costituiscono la gonfolite, della mole dei massi erratici (tra tutti ul sass del prevost per l’occasione ripulito dai rovi grazie agli Alpini di Albate), della corteccia scabra o liscia di alberi ed arbusti, della varietà dei profili delle foglie, delle radici di piante szollate da piccole trombe d’aria.
L’udito ci ha invece dato la percezione dei diversi versanti del Monte Goi: quello della Valbasca popolato dai suoni degli abitanti del bosco ( i tanti, diversi trilli degli uccellini in primis), quello sulla città con il rumore indistinto e meccanico delle auto che corrono sulla Napoleona.
Ed infine l’olfatto, con le variegate percezioni del sottobosco.
Ci mancava il gusto: ma a questo ha provveduto Irifor, offrendo in baita, in una rilassante pausa prima della discesa, una rinfrescante bibita.
Da novelli esploratori, dopo aver percorso in lungo e in largo il Monte Goi, siamo ritornati alla base di partenza, più ricchi di informazioni e conoscenze e quindi più padroni di un territorio che non cessa di stupire.