Alberi, fiori, cespugli….
Predisporre il calendario 2012 è stata un’impresa ardua.
Il tema individuato (alberi, fiori, cespugli…) ha da subito suscitato grande interesse e tantissime sono state le foto che ci sono pervenute. Segno significativo di un’attenzione verso la natura, ma anche di un legame “naturale” che ci collega profondamente a tutto ciò che è “flora”.
E d’altro canto: proviamo ad immaginare la nostra Albate priva di quella meravigliosa dote “naturale” che sono i boschi del monte Goi e della Valbasca, o la brughiera della zona sud e subito ci sentiremmo orfani di qualcosa di essenziale.
Dovremmo risalire a molte migliaia di anni or sono (50.000 per la precisione), al termine delle glaciazioni che sommersero il territorio comasco in una coltre di ghiaccio: il brivido della storia nasce già da lì, nell’immaginare il lento percorso di popolamento di piante ed arbusti nella desolata landa post-glaciale.
La presenza invitante e riposante dei nostri boschi allieta la vista e tutti i sensi.
Ma anche all’interno del paese ci accorgiamo di quante profonde sensazioni destano in noi le piccole, meravigliose manifestazioni di vegetali. Ce lo ricordano le immagini di questo calendario, che mese per mese scandiscono in Albate quelle tappe della natura che si dicono stagioni: le tante tonalità di verde di un prato punteggiato da bianche margheritine e le intense sfumature di rosa dei prugni in fiore nel giardino dell’asilo nido di via Longhena, il tenace, eppure gentile abbarbicarsi di un glicine sul muro della cascina Mandotti, la solare macchia di una forsizia ai piedi della chiesetta di Trecallo, la rassicurante presenza di un gelso nella piana del Bassone, l’occhieggiare di anemoni in un bosco di robinie in Valbasca, le silouhettes filiformi di alcuni ontani a Baraggia, un delizioso contorno di Lyquidambar al Maséé, la festa di colore di una surfinia sulla ringhiera di un antico cortile a Trecallo.
La cornice naturale trasforma il paesaggio urbano, rilancia fessure di luce, crea atmosfere di magica bellezza. Anche quando i mesi invernali spogliano gli alberi del loro mantello, anche allora i rami nudi sembrano evocare misteriosi momenti o sottolineare con i bordi innevati uno scorcio di sentiero, un tetto, un campanile.
Lo spunto del nostro calendario diventa allora suggerimento a trarre fino in fondo godimento interiore dalla variegata presenza di alberi, fiori, arbusti per prendere fiato “dentro” rispetto alla desolazione grigia di un cemento che si allarga sempre di più nelle periferie, appiattendo sensazioni e profondità interiori.
E nella fantasmagoria di colori trovare rinnovate emozioni con l’ambiente che ci sta attorno, perché essere fino in fondo in armonia con il Creato significa scoprire parti preziose del nostro essere (le radici, appunto!), e quindi essere fino in fondo umani. Che sia questo l’augurio per il Nuovo Anno!
Agorà, incontri culturali albatesi