1993-Vita operaia in Albate nell’Otto-Novecento
Vita operaia in Albate nell’Otto-Novecento
Ai nostri nonni, ai nostri genitori,
a quanti, donne ed uomini,
vissero ed operarono con umile sapienza
e con tenace attaccamento
alla comunità albatese.
L’Agorà, incontri culturali albatesi ripropone con questo volume un’altra tappa della ricerca sulla realtà del proprio territorio.
Un’indagine iniziata quasi per gioco e continuata senza presuntuose velleità, che ha come punto di partenza e come riferimento costante il desiderio di ricomporre i tasselli che costruirono nel tempo la realtà in cui viviamo, richiamare le persone e i luoghi, i fatti che in essi si sono snodati incessantemente.
E un po’ come il comporre ordito e trama per elaborare paziente¬mente un tessuto. La metafora in questo caso tocca direttamente l’oggetto di questo nostro lavoro, quella vita operaia che ha segnato un pezzo della vita del nostro paese, modificandone gradualmente a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso le condizioni economiche e sociologiche.
Abbiamo cercato dunque di ricostruire i primi incerti sintomi che testimoniavano l’apparire di nuovi mestieri, che quindi con lento intrecciarsi si amalgamarono alle condizioni rurali, per divenire infine asse portante dell’economia, analogamente a quanto accadde nel processo di industrializzazione che ha coinvolto tante realtà italiane.
Abbiamo cercato di ricostruire le trasformazioni del processo produttivo dai lavori artigianali svolti nelle abitazioni alla creazione della fabbrica, con tutto ciò che ad essa è connesso in termini di mutamenti socio-economici.
Parlare della vita operaia ad Albate significa innanzitutto parlare della tessitura, perché nello specifico della nostra realtà non era possibile prescindere dall’importante riscontro che ebbe la creazione di due grandi stabilimenti tessili (le ditte Frey e Masciadri-Marzorati-Veronelli) e di una grossa fabbrica per telai (l’OMITA), che dai primi decenni del secolo dettero occupazione agli Albatesi: pressoché esclusivamente uomini in questa, nella quasi totalità donne in quelli, in numero così significativo che si può dire che tutte le famiglie di Albate fossero coinvolte con uno o più componenti.
La presenza sul nostro territorio di questi grossi complessi signifi¬cava indubbiamente possibilità di lavoro relativamente più ampie ed agevoli, visto che almeno avrebbe consentito un risparmio del tempo impiegato nel tragitto dalla casa al luogo di lavoro (e si pensi che erano tragitti compiuti a piedi dopo giornate lunghe undici ore prima, dieci ore e mezza poi !!), non rappresentava certo sicurezza perché le condizioni di lavoro, i magri salari, la mancanza di previdenze (almeno nel primo periodo) e soprattutto l’incidenza delle ricorrenti crisi del mercato esponevano comunque gli operai e le famiglie a momenti durissimi.
Abbiamo cercato di ricostruire le condizioni di vita più generali: i molteplici aspetti e problemi della vita operaia; gli organismi associativi attraverso cui donne ed uomini cercarono di prendere coscienza dei propri diritti; le forme vive di solidarietà; le istituzioni; i momenti di una vita religiosa intensa e concreta.
Gli articoli che compongono questa ricerca cercano proprio di portare alla luce una realtà sinora nascosta perché umile, ma preziosa per il messaggio che in essa è sotteso.
Per questo si è preferito evidenziare i piccoli fatti della quotidianità, tenacemente raccolti e comparati dalle fonti d’archivio, o da quelle dei giornali, o dalle voci dirette di testimoni ultraottantenni, nella consapevolezza che tutte queste storie della storia di Albate andavano a poco a poco ricomponendo il quadro significativo di una Storia più ampia: e non solo perché molteplici erano i piccoli episodi che si richiamavano in modo evidente a condizioni od eventi più generali (si pensi ad esempio al fenomeno dell’emigrazione o alla catastrofe della Grande Guerra), ma perché era comunque sempre percepibile un’operosità tenace e sofferta, una partecipazione corale, il senso profondo di un’Umanità in cammino.
Ci è parso in questo modo di cogliere da essa, e riproporre, una profonda lezione di sapienza, che è certo sapere e conoscenza delle cose, ma anche, e non solo per derivazione etimologica, sapore e gusto della vita.
GLI AMICI DELL’AGORÀ